Archivio mensile:febbraio 2021

Foresta Nera

( Dal Web )

Sono passati poco meno di due anni dal bell’incendio della cattedrale di Notre-Dame-de-Paris, e molti conservano forse un commosso ricordo delle fiamme iconoclaste danzanti sul suo telaio, fino a provocare il crollo della sua guglia che per una volta illuminava qualcosa.

L’immondo edificio religioso che incarnava così bene la continuità dell’oppressione attraverso i secoli era sfuggito per poco alla collera dei comunardi armati di barili di petrolio, ma nulla ha potuto contro l’insidiosa modernità dell’elettricità.

In questo fangoso mese di febbraio, da qualche parte sul massiccio del Conches-Breteuil (Eure), al confine dei comuni di La Vieille-Lyre e Baux-de-Breteuil, una manciata di esperti forestali e di architetti con gli stivali percorrono i sentieri in cerca di particolari alberi.

Scrutano, misurano, ispezionano, selezionano, punzonano  contrassegnando con un punto rosso una ventina di giganti.

Questi alberi, la cui circonferenza arriva fino a 90 centimetri di diametro, sono magnifiche querce la cui età va dai cento ai duecento anni.

Dovranno essere abbattute entro fine marzo con un altro migliaio di loro simili in tutto il territorio (dall’Orne al Giura), allo scopo di ricostruire la struttura della navata e del coro dell’odiosa cattedrale in modo identico, secondo la promessa del monarca di turno ai bigotti in lutto.

Ah, il fatto è che la nozione di patrimonio, quell’invenzione statale destinata a selezionare ciò che può essere demolito da tutto il resto è sacra.

E che importa se quella guglia era solo un surrogato aggiunto nel XIX secolo o se la famosa struttura medievale era stata modellata con i mezzi a disposizione, ossia con giovani e comuni portatori di ghiande.

Oggi la Repubblica esige materiale fino, senza asperità, ben liscio, magari pluricentenario, nel tentativo di restaurare lo stemma carbonizzato del rospo di Nazareth.

 Le foreste, che un primo sguardo urbano potrebbe vedere solo come una piacevole serie di alberi intervallati da sentieri, sono da decenni oggetto di un’accelerata trasformazione.

E non è affatto casuale che le prime querce di 180 anni segnate in rosso siano in realtà una caritatevole donazione allo Stato della loro legittima proprietaria, l’assicurazione Groupama.

Terza maggiore proprietaria privata di foreste con 22.000 ettari «di portafoglio», come si usa dire fra gli squali, è in concorrenza con la sua consorella Axa che ne possiede 41.000 ettari (incluso in Finlandia e in Irlanda).

Ma perché le grandi assicurazioni dovrebbero acquistare freneticamente milioni di alberi, se non, come dubitarne, per qualcosa di più di un’improvvisa attrazione per la fotosintesi?

Oltre ad offrire vantaggi fiscali ai clienti e ai loro eredi, le foreste rappresentano per loro un modello di investimento a lungo termine, tanto stabile quanto redditizio.

Un buon piazzamento di base, insomma, dove una simulazione algoritmica a partire dal seme selezionato in vivaio fino al taglio netto trent’anni dopo, su specie robuste di conifere che crescono in modo rapido ed uniforme, permette di calcolare l’evoluzione del diametro di tutti gli alberi della stessa età e con la stessa altezza, stimandone la resa finale durante il «raccolto».

Il tutto, ovviamente, tempestato da erbicidi e pesticidi.

Pertanto, non è sorprendente che il 3% dei proprietari privati ​​possieda oggi il 50% della superficie forestale del paese e che tra loro ci siano tre banche (Société GénéraleCrédit AgricoleCaisse d’Épargne), le due suddette assicurazioni, e il gruppo Louis-Dreyfus specializzato nel commercio e nella speculazione di materie prime agricole.

A favorire i loro affari è stata innanzitutto la politica statale condotta dal 1946 al 1999 dal Fondo Forestale Nazionale (FFN), incaricato del «rimboschimento» e dell’«apertura» delle foreste, cioè concretamente di ripiantarle e poi organizzarle per favorire l’accesso dei camion per il carico.

In questi cinquant’anni, lo Stato ha trasformato drasticamente i massicci, piantandovi l’83% di conifere su due milioni di ettari: pini marittimi a sud, pini Douglas e abeti rossi Sitka del Nord America dappertutto.

È così che gli amministratori hanno pressato affinché quasi la metà delle foreste francesi siano costituite non solo da insediamenti monospecifici (e un ulteriore terzo solo da due specie), ma che oltre l’80% delle nuove piantagioni continui ad essere composto da una monocoltura di conifere.

In seguito, a partire dagli anni 90, c’è stato il tempestivo arrivo di nuove grosse macchine forestali, che consentivano di tranciare la base del tronco, di afferrarlo, di sramarlo, di tagliarlo in parti standardizzate di sei metri poi ammassate su un vettore, il tutto in meno di un minuto ad albero.

Provenienti ​​da paesi nordici, erano ovviamente già utilizzate per conifere e betulle con un lungo tronco cilindrico eretto senza intoppi verso il cielo, a differenza delle maledette latifoglie (querce, faggi, olmi, frassini, carpini, ciliegi o castagni) i cui rami e il fogliame iniziano troppo in basso e che crescono comunque troppo lentamente per raggiungere il livello voluto.

Aggiungiamo infine a questo quadro che i cambiamenti climatici provocati dalla stessa industrializzazione causano da diversi anni tempeste sempre più devastanti per le foreste nonché una successione di periodi di siccità che decimano i massicci, favorendo l’accelerazione del disboscamento di interi appezzamenti, poi sostituiti con piantagioni intensive.

Per non parlare dell’energia da legno, con la trasformazione di vecchie centrali a carbone in impianti a biomassa per produrre elettricità a flusso continuo: nel 2018, ad esempio, sono state bruciate 13 milioni di tonnellate di legna (di cui l’80% importato da Nord America, Stati baltici e Portogallo) per rifornire l’ex centrale elettrica a carbone più grande d’Europa, quella di Drax in Inghilterra.

E a proposito, qual è il nome dell’azienda che presto sorgerà a Fessenheim, la città alsaziana dove è stata chiusa definitivamente la prima centrale nucleare? 

Biomassa d’Europa, in linea con l’aumento del 34% tra il 2005 e il 2018 dell’utilizzo di biomassa forestale per la produzione della cosiddetta energia verde.

 Certo, l’industrializzazione delle foreste non è nuova, come testimonia ad esempio quella delle Ardenne, dove dopo essere stata decimata da una metallurgia estremamente avida di carbone da legno per i suoi altiforni, è stata poi in gran parte ripiantata dal 1850 con abeti rossi dei Carpazi.

La loro rapida crescita in primo piano nella produzione di tronchi rettilinei era infatti perfetta per puntellare le gallerie delle nuove miniere di carbone o per rinnovare le palificazioni che sostenevano le grandi città dei Paesi Bassi, oltre alle linee elettriche e telefoniche.

Di fronte a un progresso che riduce le foreste e tutto il vivente a mera materia sfruttabile, possiamo andare con la mente a quell’aprile del 2015, quando ignoti hanno sabotato sette anni di lavoro ad Avallon (Yonne), la stessa città il cui sindaco era presidente dell’ONF, sezionando a metà la cima delle pianticelle dei pini Douglas in quasi 5 ettari, il che ha avuto l’effetto di renderli inutilizzabili dai boscaioli… perché sarebbero cresciuti con due teste.

E dato che si parla di accette, torniamo indietro nel tempo a quei piccoli gruppi di contadini del Giura, che a partire dal febbraio 1765 e per quasi un anno condussero una guerriglia la cui posta era la foresta reale di Chaux, rimasta a tutt’oggi la seconda più vasta di querce e faggi.

I nemici di allora erano già stati ben individuati: lo Stato che se n’era accaparrato l’uso, le Guardie Idriche e Forestali incaricate di far rispettare l’ordine, e gli industriali (di vetrerie, di fucine per la marina da guerra, di saline) che divoravano quantità astronomiche di legna per alimentare fabbriche in espansione.

Truccati da donna, col volto mascherato o imbrattato di fuliggine, duecento contadini subito soprannominati Signorine occuparono improvvisamente l’immensa foresta per restituirla a tutti, fermarono la devastante fornitura delle industrie, scacciarono le guardie sequestrandone le armi, non senza saccheggiare e distruggere le loro case.

In seguito all’impotenza di un primo reggimento di cavalleria arrivato da Besançon, che aveva poca familiarità con la foresta oscura, mandato in confusione dalle inafferrabili Signorine che viceversa la conoscevano a fondo, beneficiando per di più di una rete di complicità, furono le compagnie di granatieri a mettere temporaneamente fine alla rivolta occupando due villaggi ed esercitando tutto il terrore di cui erano capaci.

E malgrado il re sia stato poi costretto a concedere ai contadini un ripristino del precedente utilizzo della foresta di Chaux, ciò non impedì ad alcuni individui determinati di continuare a praticare l’antica arte dell’incendio fino al 1789.

Parecchi lotti di tronchi massicci acquistati dai padroni delle fucine ai monarchi furono così regolarmente e senza pietà dati alle fiamme negli anni seguenti, piuttosto di lasciarli ad alimentare fabbriche devastanti. 

Conoscendo l’utilizzo delle grandi querce fatto alcuni secoli prima da un leggendario fuorilegge dalle parti di Sherwood, diciamo a noi stessi che potrebbe esserci un filo ben diverso di quello che va dalle strutture delle cattedrali alle pinete di Douglas: quello tessuto con alberi contorti, stelle ridenti e passi fermi, che corre lentamente nella notte per portare il fuoco in territorio nemico…  

I ragazzi del 2099

LA TRANSIZIONE CEREBRALE

di Beppe Grillo

 13 febbraio 2021. Ti ricorderai questa data.

Perché da oggi si deve scegliere.

O di qua, o di là. Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099.

Se il 2099 è un’astrazione, allora prova così.

Metti lo smartphone in modalità aereo e vola con la fantasia.

Chiudi gli occhi. Visualizza il tuo nipotino. Visualizzalo nonno.

Coi capelli bianchi, i denti rifatti, la prostata così così.

Commuoviti.

Ecco, se sei capace di commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del ‘99”.

O una “ragazza del ‘99”.

Del 2099.

Ma se non riesci a spegnere lo smartphone, non riesci a volare, non riesci a commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del 1999”.

Forse sei studente alla Bocconi.

Puoi essere giovane negli anni.

Ma potresti essere vecchio nei pensieri.

I “ragazzi del 1999”, infatti, credono ancora che spostare avanti e indietro sempre più soldi crei più prosperità.

Pensano che tutta la ricchezza creata e quella distrutta vadano sommate insieme.

E chiamano questo PIL.

E chiamano il PIL benessere.

Se invece riesci a commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del 2099”.

Allora credi che il benessere non voglia dire produrre di più, ma vivere meglio.

Credi che le persone contino più delle cose, nel cielo vuoi più rondini e meno satelliti, nei parchi vuoi più lucciole e meno display.

Se hai capito questo, è perché hai sentito.

Perché per capire col cervello bisogna prima sentire col cuore.

E’ la transizione cerebrale che abbiamo bisogno.

Che tipo di propaganda preferite?

Dal Web

Dmitry Orlov
cluborlov.blogspot.com

Quale tipo di propaganda preferite, quella russa o quella americana?

Dato che non si può dire che nessuna delle due rappresenti la vera e imparziale verità (il termine “propaganda” è un indizio evidente) e dato che per voi sembra importante conoscere la vera imparziale verità (per favore, ditemi perché) potrebbe non piacervi nessuna delle due.

Ma è una di quelle situazioni in cui si deve scegliere, perché dire la nuda e cruda verità in modo sufficientemente dettagliato e fattuale vi farebbe sicuramente addormentare.

Ormai ho imparato come tenere sveglio un pubblico, ed è raccontando una storia, una narrazione, se volete.

E una storia, per essere interessante, deve avere un protagonista principale e uno o più antagonisti.

Questo è il modo in cui funzionano i nostri cervelli di scimmia, quindi non biasimatemi!

A proposito di cervelli, la propaganda americana sembra decisamente in stato di morte cerebrale: è sedativa, soporifera, sonnolenta e stupefacente (questo, a proposito, è un espediente poetico chiamato allitterazione).

Basta guardare questi stupidi titoli (leggermente modificati per l’effetto):

“Il malvagio dittatore russo avvelena il principale candidato dell’opposizione russa con un’arma chimica.”
– “Il malvagio dittatore russo arresta il principale candidato dell’opposizione russa.”
– “Milioni di Russi protestano contro l’arresto del principale candidato dell’opposizione russa.”
– “Gli Americani sono pronti ad imporre ulteriori sanzioni alla Russia per l’avvelenamento e l’arresto del principale candidato dell’opposizione russa e per impedire ad un consorzio russo-tedesco di completare un gasdotto indispensabile per l’economia per la Germania” (Oops! Una delle due mi è scappata!)

Permettetemi di spiegarvi perché questo assalto della propaganda americana sta avendo risultati opposti a quello desiderato.

Prima di tutto, notate il principale strumento retorico usato: la ripetizione.

Continuano ad apparire frasi chiave come “Putin, il malvagio dittatore russo” e “il principale candidato dell’opposizione russa.” Secondo il grande propagandista nazista Joseph Goebbels, “se dite una grande bugia e la ripetete più e più volte, la gente alla fine ci crederà.

Se pensate che Putin sia un dittatore malvagio o che Alexei Navalny sia uno dei principali candidati dell’opposizione russa, allora Goebbels aveva ragione.

Ma si può anche dimostrare che Goebbels aveva torto se pensiamo che il 60% di popolarità di Putin (nel luglio 2020, secondo il Centro Levada pro-occidentale, un agente straniero registrato che opera in Russia) lo rende più popolare di qualsiasi altro leader al mondo.

Questo piccolo fatto, da solo, dovrebbe servire come antidoto a Goebbels.

Un altro segno rivelatore del fatto che si è sottoposti a propaganda è l’uso di un altro strumento retorico chiamato antonomasia. Questa è una buona cosa da ricordare. Implica l’uso di un epiteto, di solito artificiale, al posto di un significante fattuale.

Un significante fattuale sarebbe “Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.”

L’epiteto antinomico è “diabolico dittatore russo.

Un significante fattuale è “Alexei Navalny, criminale condannato e agente dei servizi segreti stranieri.

L’epiteto antinomico è “principale candidato dell’opposizione russa.” Vedete la differenza?

Leggendo o guardando le notizie che arrivano dagli Stati Uniti (propaganda americana), si potrebbe supporre che “Alexei Navalny, il principale candidato dell’opposizione russa” sia un prigioniero politico quando, in realtà, “Alexei Navalny, criminale condannato e agente dei servizi segreti stranieri” è stato arrestato per aver violato le condizioni della sua libertà condizionata dopo due condanne penali per appropriazione indebita e frode.

È stato incastrato, forse, o è stato vittima delle circostanze?

Una delle condanne penali di Navalny riguarda l’acquisto fraudolento, a prezzi artificialmente bassi, di legname da una società statale e la relativa rivendita a prezzi di mercato, intascando la differenza.

L’altra sua condanna penale riguarda lui e il fratello, che, all’epoca, lavorava per il servizio postale del governo russo. [I fratelli Navalny] avevano convinto l’azienda Yves Rocher a pagare un onere supplementare per utilizzare il loro servizio speciale di spedizione invece del servizio postale del governo russo, creando così un business fraudolento, mettendo buste dentro altre buste e intascando la differenza.

Contro di lui sono attualmente pendenti numerose altre accuse civili e penali, che vanno dalla diffamazione di un veterano della Seconda Guerra Mondiale all’incitamento di minori a commettere atti illegali e all’appropriazione indebita di oltre 365 milioni di rubli (oltre 5 milioni di dollari).

In un raptus di gelosia aveva anche sparato più volte ad un uomo disarmato, mirando alla testa, ma il caso è stato archiviato, probabilmente grazie alle connessioni politiche della donna in questione.

Questo solleva alcune domande: perché gli è stata concessa la libertà vigilata dopo non una, ma due condanne diverse?

Perché gli è stato permesso di lasciare il Paese mentre era in libertà vigilata?

Perché il governo è stato lento nel perseguirlo per gli altri motivi?

Ancora più importante, può essere Navalny considerato un candidato dell’opposizione?

I criminali condannati non possono candidarsi nelle elezioni russe, quindi come può essere candidato?

Inoltre, la maggior parte dei suoi sostenitori sono minorenni e sono stati indotti a partecipare alle manifestazioni di protesta contro la sua detenzione guardando video su TikTok e YouTube creati espressamente per la loro fascia di età.

Questi sostenitori minorenni non possono votare perché non hanno l’età.

Come può qualcuno che non può candidarsi ed è sostenuto da un numero insignificante di non votanti essere considerato un candidato leader?

Insignificante direte voi?

Nonostante gli sforzi degli organizzatori, solo poche migliaia di persone sono scese in strada a Mosca e San Pietroburgo.

In città così gigantesche, queste cifre percentuali di solito vengono arrotondate a zero.

Come può Navalny essere stato avvelenato con il Novichok?

Il Novichok è un’arma chimica di grado militare, progettata per uccidere rapidamente ogni essere vivente in un’enorme estensione di territorio.

È un veleno binario, un gas creato mescolando due sostanze chimiche, che si diffonde rapidamente.

Se Navalny fosse stato avvelenato nel suo hotel, ci sarebbe stato un hotel pieno di cadaveri.

Se fosse stato avvelenato mentre andava all’aeroporto, l’auto in cui si trovava sarebbe stata rinvenuta piena di cadaveri.

Se fosse stato avvelenato sull’aereo dove si è ammalato, l’aereo sarebbe precipitato perché tutti i passeggeri e i piloti sarebbero morti.

L’assenza di cadaveri in ogni tappa dei suoi vari viaggi dimostra che non è stato avvelenato con il Novichok.

Ancora più importante, se l’idea era di ucciderlo, perché è ancora vivo?

Dobbiamo supporre che questo gas tossico possa essere somministrato ad una dose omeopatica abbastanza bassa da evitare di uccidere anche una sola persona?

Se sì, a quale scopo?

La risposta a tutte queste domande è che Navalny non è solo uno strumento della propaganda americana.

È anche uno strumento della propaganda russa.

Come criminale condannato, non può candidarsi a nessuna carica.

Come politico, è un eunuco con un bel falsetto.

Come strumento dei servizi speciali stranieri (in particolare americani) e della propaganda americana, sta facendo un favore alla Russia.

Il suo uso dei social media stranieri per corrompere la gioventù russa invitando dei ragazzini a scendere in strada per manifestare, illegalmente e nel bel mezzo di una pandemia, ha spinto la pesante burocrazia russa a dare un giro di vite ai social media di proprietà straniera.

Se verrà adottata la normativa attualmente in fase di discussione, [i social stranieri] perderanno il 10% del loro reddito, se continueranno a peccare ancora in questo modo.

È anche probabile che [questi social] saranno vietati in Russia, come è già successo in Cina e in India.

Non sarebbe un problema: la Russia ha i suoi di social media, altrettanto validi.

Ancora più importante, come personaggio molto promosso (con finanziamenti stranieri) ma totalmente falso e disgustoso, Navalny ha portato lo scompiglio nelle file delle forze di opposizione più legittime, distruggendo in gran parte qualsiasi movimento di opposizione russo.

Questo è utile, perché la Russia non ha bisogno di un’opposizione politica e tende naturalmente verso l’orizzonte sovietico definito dallo slogan “Il popolo e il partito sono uno!

Anche gli Stati Uniti tendono verso un regime monopartitico, con i Democratici dello stato profondo in pieno controllo e i Repubblicani che calano i pantaloni per paura di essere perseguiti come terroristi interni.

Questo è probabilmente ciò che dovrebbe accadere, perché una crisi globale esistenziale richiede unità di intenti e non è un buon momento per l’opposizione e l’indecisione.

Infine, Navalny offre alla propaganda russa una vittoria passiva.

Gli Americani pensano, grazie a Navalny, di avere 4 assi e un jolly (Navalny è il jolly) mentre quello che hanno veramente in mano è una coppia di inutili due.

In tutto questo c’è solo un pericolo: quando gli Americani capiranno che Navalny è inutile per loro ma prezioso per la Russia, potrebbero cercare di ucciderlo (per sempre questa volta).

Pertanto, il posto più sicuro per tenerlo in vita è una prigione russa.

Fortunatamente, il numero di crimini che ha commesso rende questa supposizione perfettamente legittima.

Se per lui tutto andrà bene, rimarrà in un limbo permanente, servendo da avvertimento a tutti i criminali pagati dagli stranieri, i cosiddetti “principali candidati dell’opposizione.

Per completezza, cosa dovremmo fare delle minacce americane di imporre ulteriori sanzioni alla Russia perché Navalny ha violato le condizioni della sua libertà condizionata?

La posizione russa di default sulle sanzioni è “più sanzioni, per favore!

Più sanzioni ci sono, meglio è per la Russia, perché forniscono l’impulso alla sostutizione delle importazioni.

La Russia, negli ultimi anni, ha fatto molti progressi in questo settore, rendendosi molto meno dipendente dalle importazioni critiche.

La prossima frontiera è quella della sostituzione delle esportazioni: sostituire le esportazioni di materie prime con i prodotti ad alto valore aggiunto realizzati per il mercato interno.

Anche il Tesoro degli Stati Uniti ha ammesso che ulteriori sanzioni contro la Russia sono, nel migliore dei casi, inutili.

Per quanto riguarda gli sforzi concertati degli Stati Uniti per ostacolare il completamento del gasdotto NordStream 2, dovremmo chiedere ai Tedeschi come pensano di rimanere una potenza industriale senza carbone (perché è sporco), senza energia nucleare (perché Fukushima), con il vento e il sole (variabili e quindi inaffidabil) e senza gas naturale russo a buon mercato per compensare le fluttuazioni del vento e del sole e per prevenire i blackout della rete elettrica.

Forse non è possibile.

E forse hanno capito che le tanto vantate “molecole della libertà americana”, in realtà, non esistono.

Ma questo è un argomento per un altro giorno.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.blogspot.com